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Domenica 05 Maggio 2024

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Umbria: Confcommercio, su aperture negozi soluzione equilibrata

Perugia (PG) - Una soluzione equilibrata, frutto del confronto tra le parti in causa, e il rispetto delle competenze attribuite in materia alle Regioni. E' quanto auspica la Confcommercio dell'Umbria intervenendo con una nota nel dibattito scaturito dal decreto per la stabilizzazione della finanza pubblica, che ha introdotto disposizioni "sperimentali" in materia di liberalizzazione delle aperture e degli orari di vendita degli esercizi commerciali nei comuni turistici e nelle citta' d'arte, consentendo l'apertura sempre, compresi superfestivi, e senza il limite massimo delle 13 ore. "Se da un lato condividiamo - spiega il presidente di Confcommercio Umbria Aldo Amoni - l'opportunita' di favorire in certe aree le aperture, in termini di giorni e di orari, in Umbria pensiamo ad esempio a citta' come Norcia, o Assisi, in cui per le imprese e' essenziale tenere aperto anche a Natale e Pasqua, o in orari piu' ampi dei consueti, dall'altro riteniamo che questa possibilita' debba essere consentita soltanto laddove ce ne sia davvero la necessita'. Inoltre - ribadisce - l'art. 35 del decreto per la stabilizzazione fa riferimento, nel prevedere la liberalizzazione di orari e aperture, ad una classificazione, quella appunto di citta' d'arte e comuni turistici, che in Umbria, al pari di altre regioni, non esiste e di cui non sono stabiliti neppure i criteri, pertanto suscettibile di forzature e abusi". Secondo Confcommercio Umbria, piu' puntuale e rispondente alle esigenze che la liberalizzazione intende soddisfare, e' l'attuale classificazione adottata dalla Regione, che stabilisce la possibilita' di deroga alle aperture per i centri storici/acropoli, per la aree a vocazione turistica e i borghi. "E' dunque a livello di competenza regionale - spiega ancora Amoni - che la questione va ricondotta, e in questa sede va attivato un tavolo di confronto in cui valutare l'opportunita' di una piena liberalizzazione di aperture e orari in quelle realta' in cui fosse effettivamente motivata da esigenze di servizio alla clientela e di forte vocazione turistica del territorio". Il presidente, comunque, rileva "il vero problema non quello della liberalizzazione, ma di un aumento del potere d'acquisto e della capacita' di attrazione commerciale e turistica dei nostri territori", motivando con il fatto che "l'Umbria e' una regione nella quale, a fronte di valori di reddito e consumi che ci collocano in una posizione meno che intermedia rispetto al resto d'Italia, c'e' una densita' commerciale, un rapporto tra punti vendita e popolazione residente, pari a 1.318 esercizi ogni 100mila abitanti, superiore alla media del Centro e a quella nazionale". Una valutazione che porta a dissentire "completamente da chi ritiene che la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura per gli esercizi commerciali portera' automaticamente ad un incremento dei consumi e dell'occupazione". pg

[Fonte: Umbria OnLine]

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