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Giovedì 02 Maggio 2024

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Alla Sala Frau “Cesare Deve Morire”

Spoleto (PG) - “Ai fratelli Taviani riesce un miracolo (Alberto Crespi, L’Unità), “Tra i più coinvolgenti adattamenti di Shakespeare mai portati sullo schermo” (Kenneth Turan, Los Angeles Times), “Profondamente emozionante” (Philip French, Observer), “I Taviani filmano con la forza e la bellezza dei loro anni migliori (Paolo Mereghetti, Corriere della Sera). Così la critica mondiale ha accolto l’ultimo film di Paolo e Vittorio Taviani, “Cesare Deve Morire”, pellicola pluripremiata, vincitrice dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2012 e di 5 David di Donatello.

In occasione del programma di celebrazioni per San Sebastiano organizzate dalla Polizia Municipale per esprimere la vicinanza della città ai detenuti e agli operatori degli istituti di pena, lunedì 20 gennaio alle ore 17.30 alla Sala Frau, ad ingresso libero, verrà proiettato il film di Paolo e Vittorio Taviani. Saranno presenti Cosimo Rega e Giovanni Arcuri, i detenuti di Rebibbia, protagonisti della pellicola. Presenta lo scrittore e giornalista Alfonso Marchese.

Sinossi: Teatro del carcere di Rebibbia. La rappresentazione di Giulio Cesare di Shakespeare ha fine fra gli applausi. Le luci si abbassano sugli attori tornati carcerati. Vengono scortati e chiusi nelle loro celle. Sei mesi prima Il direttore del carcere e il regista teatrale interno spiegano ai detenuti il nuovo progetto: Giulio Cesare. Prima tappa: i provini. Seconda tappa l’incontro col testo. Il linguaggio universale di Shakespeare aiuta i detenuti-attori a immedesimarsi nei personaggi. Il percorso è lungo: ansie, speranze, gioco. Sono i sentimenti che li accompagnano nelle loro notti in cella, dopo un giorno di prove. Ma chi è Giovanni che interpreta Cesare? Chi è Salvatore – Bruto? Per quale colpa sono stati condannati? Il film non lo nasconde. Lo stupore e l’orgoglio per l’opera non sempre li liberano dall’esasperazione carceraria. Arrivano a scontrarsi l’uno con l’altro, mettendo in pericolo lo spettacolo. Arriva il desiderato e temuto giorno della prima. Il pubblico è numeroso e eterogeneo: detenuti, studenti, attori, registi. Giulio Cesare torna a vivere, ma questa volta sul palcoscenico di un carcere. È un successo. I detenuti tornano nelle celle. Anche “Cassio”, uno dei protagonisti, uno dei più bravi. Sono molti anni che è entrato in carcere, ma stanotte la cella gli appare diversa, ostile. Resta immobile. Poi si volta, cerca l’occhio della macchina da presa. Ci dice: “ da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione”.

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DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da Comune di Spoleto ed è stato inizialmente pubblicato su www.comunespoleto.gov.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Umbria OnLine]

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