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Giovedì 25 Aprile 2024

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Meredith: periti in aula, non attendibili risultati polizia scientifica

Perugia (PG) - Non sarebbero attendibili, secondo gli esperti genetico-forensi Carla Vecchiotti e Stefano Conti dell'Universita' "La Sapienza' di Roma i risultati ottenuti dalla polizia scientifica sul coltello ritenuto l'arma del delitto di Meredith Kercher e sul gancetto del reggiseno della vittima. Questo il tema al centro dell'udienza di stamani avanti alla Corte d'Assise d'Appello di Perugia, presenti, come sempre Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati in primo grado rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere per l'omicidio in concorso della studentessa inglese ma sempre dichiaratisi innocenti (l'ivoriano Rudy Guede e' stato giudicato con rito abbreviato e condannato a 16 anni con sentenza passata in giudicato). Nello scontro "in punta di Dna" la prima mossa e' toccata pertanto ai periti che, come anticipato gia' all'atto della deposizione della relazione richiesta dalla Carte d'Appello, qualche settimana fa, hanno messo in discussione i risultati su due reperti cardine dell'impianto accusatorio. Sul coltello, infatti, non sarebbe stata rilevata alcuna presenza di tracce ematiche (quelle di Amanda Knox tra elsa e lama e quello di Meredith Kercher sulla punta), se non cellule residue di segale sull'attaccamento della lama al manico; il gancetto sul quale all'epoca si ritenne di rinvenire materiale genetico riconducibile a Raffaele Sollecito, invece, sempre secondo i periti, sarebbe stato toccato con un guanto sporco, ed a riprova sono stati mostrati video e fotogrammi. Nelle 145 pagine della relazione, inoltre, si legge che nel lavoro di analisi scientifica non sono state seguite le procedure internazionali di sopraluogo ed i protocolli di raccolta e campionamento. Tra il pubblico, in aula, presente l'ex comandante del Ris di Parma, il generale dei carabinieri Luciano Garofano, che non ha commentato i risultati della perizia, limitandosi ad affermare "sono qui per "curiosita' culturale', sono 33 anni che mi occupo di crimine". Soddisfatti i difensori degli imputati. Secondo l'avvocato Giulia Buongiorno, del pool che assiste Raffaele Sollecito "il Dna sul gancetto di reggiseno era l'unico elemento per il quale lui e' stato portato a questo processo ed e' stato condannato. Oggi mi sembra che quella che era considerata la cosiddetta prova regina sia crollata". La legale e parlamentare ha anche ribadito che "il termine 'contaminazione' e' stato ripetuto piu' volte dai periti. Detto dai consulenti della difesa si poteva pensare, ovviamente, ad una tesi di parte; oggi mi sembra che questa contaminazione sia stata documentata dai periti. Peccato che la perizia - ha concluso - sia stata fatta adesso. La difesa la chiedeva da tantissimo tempo". pg

[Fonte: Umbria OnLine]

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