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Sabato 20 Aprile 2024

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Manovra bis: Confcommercio Umbria, i nostri quattro 'no'

Perugia (PG) - Quattro "No" alla manovra di agosto del Governo. Sono quelli espressi dalla Confcommercio dell'Umbria che lancia un appello ai parlamentari.

"Aumento dell'Iva, provvedimento tagliaponti, liberalizzazione totale di orari e aperture dei negozi, sostegno alla contrattazione di prossimita', sono le misure che, se approvate in sede di miglioramento della manovra d'agosto attualmente in discussione, peserebbero come macigni sui settori del commercio e del turismo. Gli imprenditori di questi settori - evidenzia Confcommercio in una nota a firma di Aldo Amoni, presidente regionale - chiamati a misurarsi con una crisi senza precedenti, chiedono ai parlamentari umbri di farsi portavoce delle loro preoccupazioni e di adoperarsi perche' queste misure non siano approvate".

L'aumento dell'Iva di un punto percentuale per tutte le aliquote, scrive Amoni, "produrrebbe effetti depressivi sull'intero sistema economico, affosserebbe i consumi e ridurrebbe di oltre un punto percentuale il Pil azzerando le gia' basse previsioni di crescita della nostra economia, colpirebbe i redditi medio bassi ed indurrebbe inflazione. Sarebbe invece necessario ed urgente fare leva su processi di riduzione della spesa pubblica, di contrasto e recupero di evasione ed elusione, allo scopo di trovare le risorse per sostenere la crescita". Confcommercio dice "No" anche al provvedimento secondo il quale le feste infrasettimanali non religiose sarebbero accorpate, non solo alla domenica ma anche al lunedi' seguente o al venerdi' precedente. Il presidente aggiunge "cancellare i ponti sarebbe un colpo basso per il settore, specialmente in regioni come l'Umbria, che non offrono soggiorni lunghi al mare o in montagna, le vacanze brevi durante l'anno rappresentano una alta percentuale di fatturato per le imprese turistiche". Calendario 2012 alla mano, l'Ufficio Studi Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) - Confcommercio ha calcolato in una "forchetta" tra i 4,2 e i 4,9 miliardi le perdite per il settore. Sulla misura che estende le aperture dei negozi a tutto il territorio nazionale "e' sbagliata nel metodo - continua Amoni - perche' maturata senza confronto con il mondo delle imprese e del lavoro, e nel merito perche' invasiva delle competenze delle Regioni in materia di disciplina del commercio e perche' non riconosce i gia' elevati livelli di servizio assicurati dal modello italiano di pluralismo distributivo. Negozi sempre aperti porteranno di sicuro maggiori costi, ma non certo maggiore ricchezza". pg/map/bra

[Fonte: Umbria OnLine]

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