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Martedì 25 Marzo 2025

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Il Becco del Grifone – n. 31

Perugia (PG) - Dettaglio del Postergale della cappella di San Bernardino in Cattedrale.

Dei 48 codici conservati nella biblioteca capitolare di San Lorenzo, il più antico è un evangeliario di san Luca. Risale al Sec. VI.

Quest’anno, su invito dell’arcivescovo, i sacerdoti, i diaconi e i ministri laici che faranno visita alle famiglie per la tradizionale benedizione pasquale, riceveranno in dono il testo del vangelo di Luca, lo stesso che ascolteremo nella liturgia domenicale e che ci accompagnerà durante tutto l’anno giubilare. Sarà interessante sapere che ad aprire la serie dei codici perugini, venerando per antichità, è proprio un frammento del vangelo di Luca in latino, risalente al secolo VI. Esso, malgrado l’opera distruttiva del tempo, testimonia ancora il suo antico splendore nella sottile pergamena finemente conciata, e poi tinta di porpora, nelle rigorose partizioni della pagina e nei tracciati modulati delle lettere d’oro.

Si tratta quindi di un rilevante esemplare di quella serie di codici in semiunciale di tipo capitale che trova i suoi esponenti più noti e più curati nel «teodoriciano» evangelario di Brescia e nel codice purpureo di Rossano.

 

Antonio Caleca. Miniature in Umbria. La biblioteca capitolare di Perugia. 1969

 

Entro tale contesto si inserisce anche la Q affiancata dalla crocellina che dà inizio all’evangelo di Luca; a prescindere dal suo valore iconografico, essa costituisce appena un’intensificazione del sistema decorativo basato sul rigore modulare e sul prezioso accostamento di oro e porpora, che domina in tutto il manoscritto. Il codice, così come appare oggi, risulta essere composto da 46 frammenti di pergamena purpurea crisografata, secondo il Lowe vergati senza dubbio in Italia, contenente parte del Vangelo di Luca. Il manoscritto originario era un evangeliario di grande livello compositivo, un esemplare di lusso, dalle dimensioni non grandi, ma con ampi margini e ampio intercolunnio e con la scrittura disposta in uno specchio scrittorio quasi quadrato. Codice molto studiato, soprattutto per la sua qualità di prodotto d’apparato, è stato attribuito alla città di Ravenna e al periodo immediatamente seguente la metà del secolo, sotto il vescovato di s. Marcellino. Raggiunse Perugia subito dopo, come dono e strumento di propaganda di una autorità imperiale fortemente compromessa dalla conquista longobarda e come simbolo, insieme culturale e politico, della assunzione di Ravenna a sede esarcale, al pari di libri gemelli, anche se non purpurei, inviati ad altre città limitrofe. Questo permette di affermare il possesso del volume da parte della chiesa perugina fin dal VI secolo. Il manoscritto, nel XIII secolo, doveva già versare in pessime condizioni, se ne fu tratta in quel periodo una carta per rinforzare il piatto dell’attuale ms. 3. Si presume, quindi, che esso sia stato sempre conservato all’interno della collezione dei codici del Capitolo di S. Lorenzo e che rimase nell’Archivio Capitolare fino al 1763.

 

Leonardo Magionami. I manoscritti del Capitolo di San Lorenzo di Perugia. 2006

 

In questa data, per permettere una migliore salvaguardia e fruibilità dei manoscritti, questi furono affidati ai beneficiati della Cattedrale di San Lorenzo, custodi e amministratori della Libreria Dominicini, che divenne pertanto la nuova sede di conservazione, anche se nel rogito di consegna del 31 agosto 1763 non è possibile identificare il manoscritto. Nel 1887 il Capitolo decise di reincamerare i codici poiché non erano stati custoditi con le dovute cure. In quella occasione il canonico Cernicchi venne incaricato di redigere un elenco dei volumi, in cui compare anche il ms. 1. Con lo stesso numero è presente nel catalogo di Bellucci pubblicato nella collana Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia di Mazzatinti. Nel 1910 le carte furono restaurate dal Gabinetto di restauro della Biblioteca Apostolica Vaticana (forse insieme al ms. 22). Il restauro interessò tutte le carte e fu operato un consolidamento dei frammenti mediante altra pergamena, mentre alcune carte furono inserite tra due vetri accoppiati a mo’ di cartella. Tali vetri e le restanti carte sciolte vengono tuttora conservati all’interno della cassetta lignea allestita all’epoca del restauro. Nel 1923, per l’inaugurazione del Museo dell’Opera del Duomo, il manoscritto fu inserito nel catalogo approntato in quell’occasione.

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da Arcidiocesi Perugia-Città della Pieve ed è stato inizialmente pubblicato su diocesi.perugia.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Umbria OnLine]

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