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Venerdì 27 Settembre 2024

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Il Becco del Grifone – n. 18

Perugia (PG) - Dettaglio del Postergale della cappella di San Bernardino in Cattedrale.

Il prossimo 12 dicembre, il Capitolo di San Lorenzo nel Duomo di Perugia sarà in festa per la felice circostanza del 50 anni di servizio del Cav. Fernando Tibidò come custode della Cattedrale. Fernando fu assunto ufficialmente come sagrestano il 4 gennaio 1960 per un contratto mensile da 25000 lire, dopo un periodo di prova che era iniziato il 3 aprile 1959 in occasione dell’arrivo a Perugia dell’immagine ‘pellegrina’ della Madonna di Fatima, evento che segnò la fede dei perugini e… la vita del giovane Fernando Tibidò, che dava così inizio al suo particolare “legame” con la cattedrale di Perugia. Da allora 50 anni al servizio di Arcivescovi, Canonici, Sacerdoti… ma non soltanto; 50 anni a servizio dell’arte, della storia, della cultura legata alla Chiesa Cattedrale e al suo Capitolo che Fernando ha fatto suoi in uno stile di servizio che chiamare lavoro sarebbe certo riduttivo”.

Con questo comunicato stampa, nel 2010, il canonico sacrista del Duomo di Perugia annunciava la celebrazione del giubileo di servizio di Fernando Tibidò. Giunto alle soglie della pensione, i canonici come gesto di ringraziamento organizzarono, dopo la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Bassetti, un concerto in suo onore della corale Laurenziana, allora diretta dal M° Don Francesco Bastianoni.

Vogliamo ricordarlo in questo articolo perché da lui abbiamo imparato come si possa servire senza pretendere e donare senza attendere il contraccambio.

Era nato nella piccola frazione di Maestrello; la sua parrocchia, ormai estinta, era quella di Pieve Petroia, una chiesetta non grande ma dalle forme eleganti e dotata di notevoli beni artistici. Lì il giovane Fernando aveva appreso la fede in Cristo e la fedeltà alla sua Chiesa. Il fratello Francesco fu il primo ad essere assunto alla Casa del Clero nel 1958, e dal 1971 fino alla sua pensione prestò servizio in Cattedrale anche l’altro fratello Antonio.

Fernando Tibidò (a sinistra) quarantenne nel 1970

 

Nei suoi anni Fernando conobbe gli Arcivescovi Mons. Pietro Parente, Mons. Raffaele Baratta, Mons. Ferdinando Lambruschini, Mons. Cesare Pagani, Mons. Ennio Antonelli, Mons. Giuseppe Chiaretti, e da ultimo Mons. Gualtiero Bassetti; si avvicendarono sotto i suoi occhi gli arcipreti Mons. Fabio Italiani, Mons. Antonio Fedeli, Mons. Enzo Banetta e Mons. Fausto Sciurpa; hanno curato con lui la custodia e il decoro della Basilica Laurenziana i Sacristi Mons. Dario Rossi, Mons. David Cappuccini, Mons. Geremia Trequattrini, Don Aldo Milli, Mons. Paolo Giulietti e Don Simone Sorbaioli. Per questi e per tante altre persone del mondo sia ecclesiastico che laico, Fernando fu un punto di riferimento oltre che una persona di grande fiducia. Aveva per la Cattedrale e per i tesori del suo museo e dei suoi archivi un profondo affetto che ne ha consentito la preservazione, anche in quegli anni in cui il clero, travisando certe correnti innovatrici, talvolta disprezzava le espressioni d’arte e di cultura del passato. Ebbe a ricevere e a guidare in Cattedrale anche personaggi di rilievo e di fama, come accadde nel 1982, quando si presentarono per una visita il Re del Belgio Baldovino e la consorte Fabiola.

Tra i suoi ricordi che talvolta, con discrezione, amava raccontare, la consacrazione di sette vescovi, dei quali cinque perugini, il triste evento dell’incendio dell’abside che devastò parte del coro ligneo di Giuliano da Magliano,  il furto e la successiva incoronazione della Madonna delle Grazie, la visita del Patriarca di Venezia Cardinale Roncalli e la presenza del Papa Giovanni Paolo II a Perugia.

In più occasioni Vescovi, Canonici e colleghi di lavoro gli espressero pubblicamente la loro gratitudine: nel 1977 fu nominato Cavaliere dell’Ordine di San Giorgio e nel 1999, in occasione dell’inaugurazione dei grandi lavori di consolidamento e ristrutturazione della Cattedrale, gli fu conferita l’onorificenza di Cavaliere di San Gregorio Magno.

Fernando Tibidò durante l’operazione dell’esposizione del Sant’Anello

 

Ci faceva sorridere quando, nel gestire le decine di chiavi della Cattedrale, si rifiutava categoricamente di apporvi alcun cartellino o segno di riconoscimento, facendo impazzire i colleghi più giovani. Perché, diceva, dobbiamo rendere più facile il lavoro dei ladri?

I suoi occhi si illuminavano quando in sacrestia apriva il grande armadio delle reliquie ai turisti che gli chiedevano di poter vedere qualche cosa di particolare, così come, mettendosi gli occhiali sulla punta del naso, sfogliava i manoscritti della biblioteca capitolare cercando le miniature più belle.

Ultimo depositario delle tradizioni della vecchia guardia della Confraternita del San’ Anello, si occupava personalmente della custodia e delle esposizioni del prezioso monile conoscendo ormai a memoria le esatte procedure per l’apertura del forziere quattrocentesco.

Niente senza cura, niente tanto per fare. Ed è così che Fernando Tibidò si guadagnò la stima ed il rispetto dei tanti che lo conobbero.

Non lasciò il piccolo appartamento nel chiostro inferiore del Duomo neppure quando morì la cognata Bruna che rimase ad abitare con lui dopo la dipartita del marito, e svolgeva, anche lei, qualche lavoretto in sagrestia. Gli ultimi due anni della sua vita furono segnati da una progressiva debilitazione fisica che tuttavia non segnò mai il suo carattere discreto ma risoluto.

Si spense dopo un breve ricovero in ospedale il 7 gennaio 2012 circondato dall’affetto dei nipoti e dei colleghi che nel frattempo avevano preso il suo posto nella custodia del Duomo e tutti i giorni bussavano a casa sua per controllare se avesse bisogno di qualcosa e carpire, magari, da lui qualche buon consiglio!

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da Arcidiocesi Perugia-Città della Pieve ed è stato inizialmente pubblicato su diocesi.perugia.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Umbria OnLine]

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