Amelia (TR) -
Evento di portata internazionale, ogni anno il 5 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell'Ambiente (W.E.D. World Enviroment Day), istituita dall'O.N.U. per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano del 1972, nel corso della quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (U.N.E.P. United Nations Environment Programme).
Come per le passate edizioni, anche per quella del 2014 l’Agenzia dell’ONU ha scelto di puntare i riflettori su un tema specifico.
Per quest’anno si tratta dei “piccoli stati insulari in via sviluppo”: di questa categoria fanno parte nazioni-isola del Mar dei Caraibi, dell’Oceano Indiano e del Pacifico, accomunate da un’economia ancora instabile e una forte esposizione ai disastri naturali. Tra cui, uno dei più preoccupanti, è proprio l’innalzamento del livello delle acque dovuto al surriscaldamento climatico.
Per celebrare questa Giornata l’ass. cult. Oltre il Visibile propone un film che racconta in maniera esemplare il travagliato e magnifico rapporto fra uomo e ambiente.
Giovedì 5 giugno - ore 21.30, c/o la Sala Boccarini di Amelia (TR) proiezione di Dove sognano le formiche verdi, un film di Werner Herzog (con Norman Kaye, Bruce Spence, Ray Barrett - Australia 1984 – vers orig sott ITA).
Questa pellicola racconta la storia di una compagnia petrolifera britannica che nei territori remoti dell’outback australiano cerca di convincere un gruppo di aborigeni a lasciare libera la propria terra d’origine, così da poter trivellare a caccia del petrolio. Gli aborigeni, forti delle proprie credenze e convinzioni, si oppongono a questo spietato progetto anche se a modo loro. Una battaglia impari, dove però non è chiaro davvero chi vince e chi perde.
Nel corso della sua carriera sovente il regista tedesco Werner Herzog ha raccontato i territori incontaminati deturpati dai famelici occidentali. E si è sempre servito delle persone del posto e della potenza della natura, riprendendoli senza i filtri della finzione cinematografica.
Anche “Dove sognano le formiche verdi” rientra in questo filone, e se è vero che questa volta sono gli occidentali a spuntarla, il regista fa sembrare la loro vittoria solo apparente. Come se alla fine siano destinati a perdere la guerra finale; perché il progresso e il successo umano si basa su un’eterna illusione e sull’infelicità. Non a caso, il responsabile della compagnia petrolifera che deve mediare con gli aborigeni, finirà per sposare la loro causa, andando a vivere immerso nella natura.
Il film sottolinea come sotto la semplicità nei modi e delle usanze degli aborigeni si celi in realtà una forma di armonia con gli elementi più profondi della natura, con la vita sulla terra e con le energie vitali che la sottendono. Un lungometraggio minimalista, essenziale, spogliato di effetti speciali e messaggi retorici: tutti ingredienti di cui sono invece composti i film di oggi che si ergono a difensori della natura. Poche parole, molto spazio alle immagini: nella fattispecie, quelli della bellissima Australia incontaminata. Almeno fino a quando gli occidentali non vi hanno messo le proprie malintenzionate mani.
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Per la Rassegna In che senso – Cinema attraverso i sensi (Amelia, Sala Flavio Boccarini – P.zza Augusto Vera, 10) questo fine settimana finiremo per esplorare l’ultimo senso, quello del tatto.
“Il tatto, malgrado la sua apparente semplicità, è un senso complesso, oltre che diffuso su un'ampia superficie corporea. Ogni centimetro quadrato di pelle possiede circa 130 recettori tattili, suddivisi in ben 5 diverse tipologie, che danno le seguenti sensazioni: freddo, caldo, tatto (cellule di Merkel, corpuscoli di Ruffini e corpuscoli di Meissner), variazione di pressione (corpuscoli del Pacini) e dolore” (Fonte: Wikipedia).
Venerdì 6 giugno – ore 21.30 proiezione di Parla con lei, un film di Pedro Almodóvar (con Leonor Watling, Javier Cámara, Rosario Flores, Darío Grandinetti, Paz Vega - Spagna 2002 - vers. orig. sott. ITA).
Marco è un giornalista specialista in guide turistiche, Benigno un infermiere generoso, perfetto. Quest'ultimo da quattro anni si prende cura di Alicia, (ex) ballerina, in coma. Marco ha una relazione con Lidya, torera, che ben presto raggiunge Alicia nello stesso ospedale, ridotta a sua volta in coma. Benigno parla con la sua paziente come se fosse cosciente, le racconta tutto, vita quotidiana, pensieri, spettacoli. Marco, meno fantasioso, si limita a guardare piangendo. Benigno (mai avute donne, forse gay), gli insegna a "parlare con lei", appunto.
Il film prende sentieri imprevedibili, sconcertanti, allarmanti. Alicia (le cui funzioni vitali sono comunque integre) viene scoperta incinta. Il "colpevole" è naturalmente Benigno, che finisce in prigione. Marco, sempre più coinvolto, lo sostiene a oltranza. Miracolosamente Alicia, il cui bimbo è morto subito, esce dal coma, ma Benigno non dovrà mai saperlo, così l'infelice infermiere si suicida. Il caso (un balletto), vuole che Alicia e Marco si incontrino. Premesse e sguardi sono dolci e promettenti, ci saranno sviluppi.
Gli aggettivi usati sopra "imprevedibile, sconcertante, allarmante" aderiscono benissimo ad Almodovar. Dopo lo straordinario Tutto su mia madre il regista si lascia andare in una storia umano-melò-grottesca a suo modo perfetta.
Estremizzazioni che solo Pedro può farsi perdonare. Sviluppi che affosserebbero qualsiasi altro autore.
Regia talmente complessa da essere semplice e subito decifrabile, ironia, insomma tutte le cifre che appartengono al più grande autore (con Wenders) di cinema europeo. Con inserti di fantasia superiore, come il "muto" ricostruito dove un uomo reso piccolissimo da una pozione entra in una vagina per non uscirne mai più: è la premessa, non fine a se stessa, ma "strumentale" per innescare la stranissima maternità che seguirà. Presente anche la solita forte umanità e l'amore per il vivere anche quando il vivere è disperato. Il film comincia e finisce con le immagini di teatro-danza di Pina Bausch.
Sabato 7 giugno – ore 21.30, ultimo film in rassegna, sarà la volta di The Sessions, un film di Ben Lewin (con John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Annika Marks - USA 2012 - Vers. orig. sott. ITA).
Berkeley, California, anni '80. Il giornalista Mark O'Brien è costretto a vivere in un polmone d'acciaio, paralizzato dalla poliomielite. Quando il suo corpo inizia a trasmettergli desideri sessuali sempre più espliciti, l'uomo decide di ricorrere a una terapista specializzata, Cheryl Cohen Greene. Nelle sei sessioni con la donna Mark scoprirà la gioia del sesso e la scoperta del proprio corpo. Ma quando anche i sentimenti entrano in gioco, oltre alla mera questione fisica, la faccenda si complica per tutti. Ad ascoltare la confessione del protagonista c'è poi padre Brendan, prete diviso tra la propria religione e la comprensione delle effettive necessità del suo parrocchiano.
Alla base di tutto c'è il documentario Breathing Lessons: The Life and Work of Mark O'Brien di Jessica Yu, che nel 1996 si aggiudicò addirittura l'Oscar.
Ben Lewin, regista anch'egli affetto da poliomielite, dopo aver scoperto la storia del giornalista poi deceduto a 49 anni, ha deciso di realizzarne un film. La produzione non poteva che essere indipendente, e di questo tipo di cinema possiede tutti gli stilemi immaginabili: regia pulita e vicina ai caratteri, scrittura precisa sulla definizione delle psicologie e delle situazioni, messa in scena "povera".
Padrone assoluto della scena è un grande, ironico, perfetto John Hawkes, incredibilmente efficace nel comunicare soltanto attraverso uno sguardo o l'intonazione della voce sforzata che O'Brien aveva. Siamo davvero di fronte a uno dei più grandi interpreti della sua generazione, capace di cambiare radicalmente di film in film e mantenere intatta la sua forza propositiva. È Hawkes il cuore pulsante e poetico di The Sessions, e per lui più che per ogni altro motivo questo film merita di essere visto e apprezzato.
Per tutti gli eventi: entrata con tessera OV 2014 e sottoscrizione
Tutte le iniziative sono in collaborazione con il Comune di Amelia, Ass.to alla Cultura
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